Il leitmotiv ricorrente in questa fase, in particolare da alcune settimane nei campionati dilettantistici al di sotto della Serie D, è il ritorno in campo. La data spartiacque è quella di venerdì 5 febbraio, quando il Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti sarà chiamato a decidere sulle sorti dei massimi tornei regionali. Durante l’incontro, ogni Comitato esporrà le proprie idee per facilitare la ripartenza. In Abruzzo, buona parte delle società di Eccellenza scalpitano per tornare nuovamente in campo, ma ad una condizione: il rispetto della sicurezza.
Una linea condivisa anche dal Villa 2015 che, per voce del suo direttore generale Gianfranco Pesce, si è espressa sulla questione, mettendo in luce anche altri aspetti da tenere in considerazione: lo studio di una soluzione efficace per le squadre più blasonate, la salvaguardia delle società di Eccellenza dal punto di vista economico e la tutela dei campionati giovanili regionali.
«È normale che c’è tanta voglia di tornare in campo – esordisce il dirigente biancorosso ai microfoni di ACD – siamo su questa linea anche noi del Villa 2015. Tuttavia, ritengo che questo sia un pensiero istintivo e alimentato dalla passione. Mi metto nei panni della Federazione. Viviamo un momento critico e qualsiasi decisione verrà presa non accontenterà tutti. Prima di ripartire, c’è da tenere in considerazione una serie di variabili. Le soluzioni per la ripresa dell’Eccellenza non possono e non devono limitarsi a una convenzione con le aziende sanitarie per i tamponi e all’adozione del medesimo protocollo vigente in Serie D. Tra la quarta serie nazionale e tutte le categorie regionali (dall’Eccellenza fino alla Terza Categoria) c’è un abisso che va considerato. Quest’anno, nel massimo campionato regionale ci sono delle belle “anomalie”, che rispondono a due club ambiziosi e prestigiosi come L’Aquila e Avezzano. Entrambe hanno investito parecchio e, giustamente, reclamano di poter andare avanti e guadagnarsi un posto nella prossima Serie D. A livello societario, organizzativo e strutturale non hanno niente da invidiare ai club di categorie superiori. Perché non si trova un modo per aiutare e favorire la loro risalita senza stravolgere il format attuale del campionato?»
Una ripartenza che, secondo Pesce, deve tenere conto delle difficoltà economiche delle società: «A mio avviso, la tutela va data, a livello economico, a tutte le componenti del calcio regionale abruzzese, costrette già a subire la mancanza di sponsor. Per non parlare di tutti i problemi sorti, con il campionato in corso, al momento dell’organizzazione e della sanificazione di un impianto per poter rispettare le disposizioni sanitarie. Ripartire, quindi, con un protocollo ancor più vincolante per le società non è semplice. Sul piano dei tamponi, poi, è evidente che le convenzioni non sarebbero totalmente gratuite per le squadre. E accollarsi, anche in minima parte, il costo dei tamponi è proibitivo anche per molte società di Eccellenza. Se un altro stop coincidesse con un sostentamento economico delle società, allora prenderei seriamente in considerazione questa ipotesi. Non bisogna dimenticare che la maggior parte delle società ha nel suo organico giocatori che, oltre all’attività calcistica, hanno anche un’attività lavorativa. In Serie D, i calciatori fanno questo per lavoro e non solo per passione e sono maggiormente tutelati a livello contrattuale».
A questo aspetto è strettamente collegato anche il discorso paura tra i calciatori. Pesce continua: «Se l’eventuale positività mette in bilico la loro vita privata e lavorativa (degli atleti, ndr), non so quanti vorrebbero continuare a fornire le proprie prestazioni alle società. Va bene la ripartenza, ma ci devono essere le condizioni per tutti. L’Eccellenza non deve ripartire con una forzatura che comprometterebbe l’organizzazione delle squadre che vi partecipano. Poi c’è una variabile. Da oggi al 26 febbraio, le liste di trasferimento sono e saranno aperte. Se, tra qualche giorno, venisse data l’ufficialità di una non ripartenza dalla Promozione in giù, cosa accadrebbe se quei calciatori coinvolti nello stop volessero fiondarsi in Eccellenza per giocare? Si falsificherebbe tutto il principio dello sport dilettantistico e di base».
Pesce analizza anche l’impegno del CR Abruzzo, senza dimenticare lo scenario generale: «Sono apprezzabili le iniziative di andare a sedersi ad un tavolo istituzionale, però la scelta va fatta insieme, tra tutte le regioni. Perché il movimento deve essere nazionale. Sottolineiamo l’intento di voler agevolare le spese sanitarie, ma senza contributi esterni non si va da nessuna parte. Se la spesa dei tamponi dovesse essere, azzardiamo, di 10 euro cadauno, si parla di 1.500 euro mensili a società, cioè 5.000 euro entro fine campionato. Sono spese che, per società quali la nostra, sono importanti, anzi, di più. Se il protocollo impone che senza tre giocatori positivi si può comunque scendere in campo, ma altri 4 per loro scelta si tirano indietro, con chi andiamo a giocare?»
Il dirigente del Villa 2015 si sofferma, infine, sul futuro dei “più piccoli”: «Il Comitato abruzzese, come anche tutti gli altri Comitati regionali, è il rappresentante di campionati dilettantistici. Questo vuol dire che il nostro Comitato deve rappresentare anche le competizioni al di sotto dell’Eccellenza. E non va assolutamente tralasciato il discorso relativo al settore giovanile regionale. Il presidente della Lnd Abruzzo, Ezio Memmo, ha più volte ribadito la volontà di far ripartire anche i tornei dei più giovani. Questo è un pensiero assolutamente condivisibile, che non deve essere tralasciato. Stiamo parlando di un movimento che crea tanto valore nel tempo. Sono preoccupato per tutti quei ragazzi nati dal 2001 ai 2007, dai Giovanissimi Sperimentali ai fuoriquota in Prima Squadra: sono due anni che non hanno la possibilità di giocare e mettersi in evidenza. Noi abbiamo oltre 100 ragazzi nella Scuola Calcio, stiamo lavorando bene in forma individuale e rispettando i protocolli, con i genitori che si informano in continuazione sulle nostre attività. Bisogna salvaguardare queste cose».
Condivido pienamente il pensiero del direttore Pesce sul momento poco propizio del calcio dilettantistico e in specie per quello abruzzese. L’eccellenza potrebbe pure essere il traino della ripartenza dopo questo stop forzato ma il costo di eventuali controlli sanitari giornalieri o settimanali sarebbe insostenibile per tanta società minori e poi giustamente c’è da considerare il ruolo pricipale dell’uomo e del lavoratore alotre a quello di calciatore. Sicuramente è importante anche il problema dei giovani e dei juniores nonchè delle scuole calcio. Ad esempio una società come la ASD Torre Calcio che milita nella seconda categoria e con una scuola calcio di circa una settantina di ragazzi, come farebbe ad organizzare una fase sanitaria come questa, dove il primo contagio avviene in molte scuole primarie o medie….. Buon lavoro e speriamo che in breve tempo tutto possa ritornare come prima. Enrico Cappola.