La Francia riparte, o meglio, dovrebbe e vorrebbe ripartire. Bisogna sempre stare attenti alle parole, scritte o dette, soprattutto se ci capita di omettere dei dettagli di non poco conto. Ha fatto il giro del Mondo la notizia della ripresa delle attività dilettantistiche dei transalpini, portando come sempre favorevoli e contrari. Inevitabilmente, coloro che già prima erano propensi a riprendere subito anche in Italia, hanno sposato questo progetto, dando nuova vita alla speranza di tornare subito in campo. Il nuovo Dpcm è chiaro, almeno fino al 15 gennaio tutto bloccato se non per quelle competizioni «di alto livello e di interesse nazionale». Cerchiamo di focalizzare meglio la situazione.
La scelta francese
Sul sito della Federcalcio transalpina si legge: «In seguito ai recenti annunci del governo, la pratica del calcio dilettantistico è nuovamente autorizzata. Resta, però, soggetta ad un certo numero di obblighi e restrizioni». Restrizioni, appunto, molto limitative, come si legge dagli ultimi provvedimenti. Infatti, la pratica è consentita entro il limite di tre ore, rispettando l’esclusione di contatti, l’uso accurato degli spogliatoi e usando il meno possibile il pallone. Le competizioni potranno riprendere, poi, dal 15 dicembre a patto che la situazione sanitaria migliori, quindi tutto si lega, sempre e comunque, all’andamento della curva epidemiologica.
All’interno del Paese, tra l’altro, c’è chi critica chiaramente la scelta restando su una linea di pensiero realistica. Il Primo Ministro Jean Castex ha posto la data del 20 gennaio come possibile, ma non certo, ritorno alle attività degli sport collettivi per adulti. Come si legge sul sito de Le Parisien, la proposta della Federcalcio è volta alla prosecuzione della Coupe De France, cui partecipano anche i dilettanti, una competizione che porta introiti per 36 milioni di euro. Ultimo punto toccato, quello di un calendario che ancora non c’è e che, per essere compilato, deve tener conto di molti rischi. Insomma, lo scenario è ben diverso da quello italiano.
Scongiurare una terza ondata
In Italia, come riportato dal Dpcm presentato ieri dal Premier Conte, stop prolungato almeno fino al 15 gennaio: «Sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni ‒ di livello agonistico e riconosciuti di preminente interesse nazionale con provvedimento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e del Comitato italiano paralimpico (CIP) ‒ riguardanti gli sport individuali e di squadra organizzati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva ovvero da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico».
Tutto volto all’evitare assembramenti che favoriscano la diffusione del contagio e che, di conseguenza, vanifichino il lavoro degli ultimi mesi. L’intento è quello di evitare una terza ondata prima dell’arrivo del vaccino. Inutile poi ricordare che il periodo natalizio, specialmente nelle scuole calcio, è solitamente destinato all’allentamento, o completa assenze, delle attività calcistiche. Per gli adulti, invece, sono già noti i programmi futuri per la Serie D e l’Eccellenza, mentre le categorie inferiori andrebbero incontro a grandi rischi, come ricordato anche dai dirigenti che Abruzzo Calcio Dilettanti ha intervistato nei giorni e nelle settimane precedenti.
Insomma, evitare di premere troppo sull’acceleratore sembra la soluzione giusta, sperando poi di poter riprendere con le attività già a fine gennaio, anche se la realtà dei fatti porterebbe a credere di posticipare almeno a febbraio. Non decide l’uomo, ma il Covid ed il suo andamento, lo sa anche la Francia, prendiamone coscienza tutti.
Nicolas Maranca