3 miliardi in Italia, 39,4 miliardi di euro annuali in 25 Paesi europei. Questi i risparmi portati dal dilettantismo secondo una ricerca UEFA che ha calcolato il valore sociale del calcio minore. 8,6 milioni di atleti registrati nei Paesi coinvolti dall’indagine.
La ricerca è stata realizzata attraverso il programma “Grow”, attraverso cui ha elaborato il modello SROI, Sociale return on investment. Si tratta di un’analisi costi-benefici che permette ai governi e alle federazioni nazionali di valutare l’impatto sociale del pallone. I 39 miliardi vengono così suddivisi.
10,8 miliardi di euro di risparmi diretti attraverso le quote associative dei club, attrezzature, merci, viaggi, cibo e bevande e investimenti in infrastrutture. Altri 12,3 miliardi di euro di risparmi in natura attraverso l’impatto sociale positivo del calcio sulle comunità. Con la sua enfasi sul lavoro di squadra, la disciplina e la parità di accesso per tutti, indipendentemente dalla capacità, dalla razza o dal sesso, il calcio rafforza ed educa le comunità locali. Questo, a sua volta, aumenta il potenziale di guadagno creando opportunità di volontariato / occupazione, nonché riducendo i tassi di criminalità. Infine, 16,3 miliardi di euro di risparmi sanitari dovuti al ruolo del calcio nel ridurre il rischio di condizioni, come il diabete di tipo II e le malattie cardiache, e nel migliorare la salute mentale e il benessere.
[Foto di copertina di Sven Kucinic da Unsplash]
Nicolas Maranca