Entrati nel nuovo anno, il nodo sulla ripartenza dei campionati dilettantistici continua ad infiammare l’opinione pubblica. Negli scorsi giorni, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora (leggi qui la notizia) ha ribadito la sua volontà di «ripartire con lo sport», ma «non esiste ancora una data ufficiale per la ripartenza anche se l’obiettivo è di riaprire entro il mese di gennaio».
Abruzzo Calcio Dilettanti, sin dallo stop dei tornei dilettantistici (datato 25 ottobre), ha intercettato le opinioni degli “addetti ai lavori”. Questa volta sul tema della ripresa ha detto la sua il presidente del Nereto, Filippo Di Antonio.
«Al momento è molto difficile fare una previsione. Il campionato di Eccellenza potrà ripartire solo con l’adozione di un nuovo protocollo, con dei tamponi, sul modello di quello già adottato in Serie D. Speriamo che questi tamponi costino sempre di meno perché saremo obbligati a farne, almeno, prima e dopo le partite. È un protocollo che, però, non riduce di molto la possibilità di rinvio di un incontro, come evidenziato anche nella quarta serie nazionale, dove c’è una media del 30% di partite rinviate. Tutti vogliono ripartire, ma date non se ne fanno. Si ipotizza di ripartire con le attività a febbraio, poiché fino al 15 gennaio c’è il decreto governativo in atto. Al di là della ripartenza, bisogna pensare anche al futuro e alla possibilità di crescita delle nostre società e del movimento calcistico regionale».
«Un aspetto da non sottovalutare è la carenza di sponsor, in difficoltà anche loro per la situazione legata al Coronavirus. Ritengo sia necessario anche l’attuazione di un corso per diventare dirigenti, un ruolo ricoperto sempre o da ex calciatori o da persone del posto. Questo potrebbe essere un altro elemento in grado di far crescere esponenzialmente il movimento. Un’altra novità, nel movimento regionale, potrebbe essere quello relativo ai diritti televisivi, con le televisioni e i media che pagherebbero le società per la trasmissione delle partite. Senza una riforma e un nuovo modo di fare, credo che sarà molto difficile andare avanti. Quello che chiedo alla Federazione è che ci dia una mano in tal senso. Per troppi anni non si è visto niente di nuovo: il calcio che si fa adesso è lo stesso calcio che si faceva 20 anni fa».
Andrea Spaziani