Difficile convivere con una quotidianità priva di calcio. Arduo anche credere alla curiosa statistica che accomuna Il Moro Paganica e altre 5 squadre del girone A di Prima Categoria, ma è realtà. Quando il campionato è fermo a 3 giornate effettive, nessun match disputato dalle compagini coinvolte a causa dei continui rinvii delle proprie gare. Ad Abruzzo Calcio Dilettanti, interviene il DS biancorosso Ugo Grande, che analizza la situazione del dilettantismo.
Necessità di un rimedio
«Viviamo una situazione a dir poco allucinante. C’è una totale incertezza, e non solo nel mondo sportivo. Lo dico con la morte nel cuore ma sono favorevole allo stop dei campionati, perché le società hanno un carico di responsabilità troppo elevato: non si possono permettere un giro di tamponi costante! Mi auguro una pronta ripresa, ma onestamente sono pessimista: non vedo come si possa riprendere e andare avanti senza un vaccino».
Il nodo allenamenti
«Mandiamo costantemente dei programmi di allenamento in forma privata, ma ovviamente non può avere la stessa efficacia dell’allenamento di squadra. Ora come ora, dobbiamo fare di necessità virtù».
Bisogno di sostegno
«Mi rendo conto che anche per la Lega la situazione sia antipatica, ma questa dovrebbe cercare di tutelare di più le società. Magari anche semplicemente facendo una convenzione per diminuire i prezzi dei tamponi. Già questo potrebbe essere un ottimo passo in avanti».
Incertezza del domani
«Il futuro del calcio dilettantistico è legato a doppio filo alle sorti di questo virus. Le società possono rispettare tutti i protocolli alla lettera, ma come fanno a controllare tutto ciò che fanno trenta persone al di fuori della vita sportiva? Penso sia impossibile. Perciò, finché non ci sarà un vaccino o almeno una forte diminuzione dei casi, dovremo fermarci».
Stop al mondo giovanile
«La nostra società ha solo la prima squadra quindi la notizia non ci ha colpiti in maniera diretta, ma ho tantissimi amici che sono allenatori e dirigenti di squadre calcio under. Per loro è veramente una tragedia, perché per i più piccoli è terribile non poter giocare a calcio. Lo sport è fondamentale per la crescita dei più giovani».