Calcio e Coronavirus sono due parole che ultimamente si stanno incontrando spesso anche nel gergo comune: “il calcio ai tempi del coronavirus” e “il calcio dopo il coronavirus” sono espressioni in voga sui motori di ricerca.
In molti si stanno chiedendo – o si sono chiesti – come cambierà lo sport più seguito dagli italiani a seguito della pandemia. Abruzzo Calcio Dilettanti ha intervistato, a tal proposito, Jean-Christophe Cataliotti (in foto), avvocato e noto procuratore sportivo.
Cataliotti, uno dei massimi esperti di diritto sportivo, nel 2011 ha dato vita a Football Workshop (https://www.footballworkshop.it/), un sito al servizio di tutti coloro che vogliono entrare nel mondo del calcio come agenti, osservatori ma anche semplici appassionati. Sulla piattaforma sono disponibili corsi e workshop dedicati a scouting, giornalismo calcistico, match analysis e tanto altro ancora.
Jean-Christophe come sta cambiando il calcio con l’emergenza Coronavirus? E come potranno ripartire i dilettanti?
«La Serie A riparte e, seppur con gli stadi vuoti, è un bel segnale per tutto il resto del calcio. Tra i dilettanti si sta aspettando la decisione del Consiglio Federale in merito a promozioni e retrocessioni. Molte società, senza la possibilità di scendere in campo, rischiano di ritrovarsi in Eccellenza. Una cosa del genere è negativa per tutto il mondo dilettantistico soprattutto perché i club retrocessi rischiano di scomparire. Al momento ci sono delle proteste decise da parte delle società interessate. Personalmente, sono contrario a questa decisione come lo è anche l’Associazione Italiana Calciatori. C’è da aspettare la decisione del Consiglio Federale che si riunirà con una forte pressione addosso.
È preoccupante – continua Cataliotti – anche la situazione relativa ai calciatori dilettanti perché essi sono sempre più professionisti (soprattutto chi gioca in D) che vivono di calcio, con una famiglia da mantenere, e molti di loro rischiano di ritrovarsi senza squadra il prossimo anno. Questo perché il calcio dilettantistico non può usufruire delle entrate che hanno i campionati professionistici come diritti televisivi, ingenti botteghini, marketing e merchandising. È un movimento che si regge grazie alle sponsorizzazioni delle aziende locali, anche loro in difficoltà e con poca voglia di investire. Ecco perché è un bene che la Serie A riprenda, dando un segnale di speranza a tutti quanti.
Un pensiero va rivolto ai giovani calciatori, tesserati nelle società dilettantistiche, di cui non si parla mai. Avranno la possibilità di tornare a giocare, l’anno a venire, con le stesse prime squadre in crisi? Questo è un grande interrogativo. Molti di loro rischiano di ritrovarsi svincolati, nel caso i club di appartenenza dovessero gettare la spugna e decidere di non iscriversi».
Una riflessione anche sulla scelta di alcune realtà di “accogliere” solo giocatori del proprio territorio di riferimento, escludendo l’ingaggio di atleti provenienti da altre regioni: «Supponiamo che un giovane calciatore abruzzese abbia delle chance di giocare in un team lombardo della D. A causa del Coronavirus il ragazzo oggi rischierebbe di non essere preso, in considerazione del suo status di “fuori sede” e degli aspetti economici connessi (pagamento alloggio e riduzione del numero dei posti disponibili in un convitto): questi sono “lussi” che possono permettersi soltanto le società professionistiche».
Come cambia invece il ruolo del procuratore sportivo dopo l’emergenza sanitaria?
«Il primo cambiamento riguarda il calciomercato: non inizierà più, come da tradizione, il 1° luglio. Non c’è ancora l’ufficialità, ma sembra che la sessione di mercato possa prendere il via a settembre e terminare il 5 ottobre. Questo causerà uno slittamento del tempo a disposizione per il deposito dei contratti.
Anche i procuratori, inoltre, subiranno dei danni economici perché la Fifa ha in mente di applicare un tetto massimo sulle commissioni degli agenti: prima del Coronavirus si parlava del 5% sull’ingaggio annuo lordo dei giocatori, mentre adesso c’è l’intenzione di abbassare il valore al 3%. Si prevede una riduzione del costo dei cartellini (-20, 30%) e degli stipendi. Sotto il profilo dei compensi c’è un po’ di preoccupazione. Un problema riguarderà anche la gestione dei calciatori: c’è incertezza su chi possa avere ancora mercato all’estero. E chi ha intenzione di muoversi verso campionati e Paesi diversi dal nostro, con situazioni complicate per via del Coronavirus, o coloro, invece, che hanno paura di trasferirsi all’estero, come dovranno comportarsi?
Per non parlare dei provini. Nessuno si allena e questo ha un effetto negativo sull’ambizione dei giovani giocatori e sulle iniziative dei procuratori stessi, i quali devono ripiegare sull’invio di video dei propri assistiti alle società».
E nei dilettanti?
«Nell’ultimo regolamento degli agenti sportivi è presente una novità: la possibilità per loro di mettere sotto procura i dilettanti. Questi ultimi possono firmare la procura, la quale però perde efficacia se, entro otto mesi dalla sottoscrizione e dal deposito, il calciatore non diventa professionista. L’assistenza, quando il giocatore è dilettante, è gratuita poiché la percentuale si calcola sul contratto e non sul rimborso spese».
Andrea Spaziani