Il Coronavirus sta modificando la vita degli “addetti ai lavori” del calcio dilettantistico abruzzese.
Oggi abbiamo raccolto la testimonianza di Stefano Bellè, allenatore-giocatore del Piazzano (club del girone B di Prima Categoria) e con alle spalle una lunga carriera calcistica, vissuta per molti anni nel professionismo con le maglie dell’Aquila, del Pescara, dell’Ancona e del Frosinone giusto per citarne alcune.
Bellè ci ha parlato del suo periodo di quarantena trascorso insieme ai suoi tre figli “che, prima dati gli impegni calcistici e lavorativi, vedevo molto poco. Per l’età che ho è tosta star dietro a loro”.
Il 43 enne centrocampista nutre anche un po’ di nostalgia per il suo club attuale: “Mi manca tantissimo il Piazzano, squadra in cui faccio l’allenatore e il giocatore. Alla mia età riesco ancora a fare la differenza nel campionato di Prima Categoria e a saltare l’uomo. Mi sono rimesso a giocare quest’anno per amore del Piazzano. Sono in continuo contatto con i giocatori e con la società”.
L’allenatore-giocatore ci ha parlato anche della stagione vissuta sulla panchina biancorossa, iniziata nel novembre scorso sostituendo Gianluca D’Onofrio: “Ho preso questa squadra a fine novembre in una situazione di classifica abbastanza disperata. Le prime quattro sfide della mia gestione non sono state fortunatissime in quanto siamo incappati in altrettante sconfitte. Poi anche grazie a degli aggiustamenti della rosa e ad un mio lavoro psicologico, le cose sono cambiate e la squadra entrava in campo con un piglio decisamente diverso anche contro società più attrezzate. Gli allenamenti, l’amore che regna nell’ambiente (uno dei più legati che abbia mai conosciuto) e l’impegno ci hanno portati, prima della sospensione per il Coronavirus, ad abbandonare la zona retrocessione. Non ho problemi a rimanere a Piazzano”.
Bellè sottolinea anche che “riprendere il campionato significherebbe falsarlo perché c’è gente che lavora e non si è allenata, le rose sono corte ed è impossibile giocare in più turni infrasettimanali. Per me oltre che a livello di sicurezza, ripartire è improbabile anche sotto l’aspetto fisico. Non siamo professionisti. Se si vogliono decretare dei verdetti, per me, la prima in classifica deve essere promossa e l’ultima retrocessa”.
“C’è un abisso – continua il mister del Piazzano – tra i professionisti e i dilettanti. Per i primi il calcio è un lavoro a tutti gli effetti, mentre per i secondi ci sono altre priorità come ad esempio gli impegni lavorativi”.
Infine Bellè mette mano al cassetto dei ricordi: “Le esperienze che ricordo con più piacere sono quelle vissute con le maglie dell’Aquila e del Pescara. Con i rossoblù ricordo con piacere la stagione 1999/2000 e quel pareggio nella finale play-off contro l’Acireale che ci fece approdare in C1. Di quella giornata e di quel torneo non dimenticherò il rigore parato in finale dal nostro portiere Sansonetti e la gestione di mister Ammazzalorso. Credo che quell’anno gran parte del merito vada attribuito proprio a lui: eravamo una rosa cortissima e tutti insieme abbiamo fatto un miracolo calcistico. Noi dell’Aquila Calcio 2000 abbiamo tuttora un gruppo che ci aiuta a rimanere in contatto.”
“Del Pescara, invece, ricordo il match in trasferta vinto (1-0) contro la Sambenedettese nella stagione 2001/2002 grazie ad un mio gol su punizione da 30 metri. La gente mi ferma ancora per strada per chiedermi di quella rete”.
Andrea Spaziani