Il primo, nella finale di Coppa Italia di mercoledì, ha parato il penalty a Donatangelo, il secondo ha trasformato quello decisivo
Due facce della stessa medaglia. Sono quelle, stravolte dalla felicità, di Gigi Abate (a destra nella foto, col suo inseparabile amico Joanathan Nepa) e Lino Petronio, entrambi tesserati per la Torrese ed entrambi protagonisti, assieme ai loro compagni di squadra, di una serata storica. Quella che ha consentito appunto alla Torrese di alzare il primo trofeo della stagione, vincendo, per la prima volta assoluta nella storia del club, la Coppa Italia di Eccellenza.“Ancora non ci credo, che siamo riusciti a centrare un simile traguardo, al cospetto poi di un avversario del calibro del Castelnuovo”, queste le dichiarazioni rese, a distanza di un giorno dall’evento, dal 23enne portiere Gigi Abate. Vero e proprio mattatore della finale, visto che alle parate effettuate nell’arco dei 120’ di gioco, si è aggiunta quella, altrettanto fondamentale, effettuata in occasione del primo dei cinque rigori calciati dai neroverdi di Di Fabio.
“Era il primo della serie”, svela il diretto interessato, “ed in quei frangenti mi sono ricordato una cosa che anni prima mi aveva detto un mio ex compagno di squadra (col quale aveva condiviso l’esperienza nel Real Giulianova, ndr) Daniel Di Giovannantonio. E cioè che negli istanti immediatamente precedenti la rincorsa del rigorista dovevo restare concentrato sui piedi di chi avrebbe poi calciato, in modo da poter intuire la direzione data al pallone. Io ho fatto proprio così ed è andata bene, anche se poi”, ride, “la gioia per essere riuscito a respingere il tiro mi ha talmente esaltato che nei rigori successivi (tutti trasformati dagli atleti del Castelnuovo, ndr) non ho ripetuto la cosa. Per fortuna i nostri tiratori sono stati perfetti, per cui è bastata quell’unica prodezza a consegnarci la Coppa”.
Regalando un’immensa soddisfazione ad un’intera comunità: “Verissimo ed è forse questa la soddisfazione più grande per noi. Quella cioè di vedere negli occhi della dirigenza e della gente di Villa Torre emozione e gioia allo stesso tempo, unita alla consapevolezza di aver ottenuto un risultato destinato a restare nella storia di questo club”.
Il tutto davanti alla sua famiglia, presente al gran completo sulle tribune del Bonolis, nonni compresi… “E’ stato bellissimo festeggiare anche con i miei affetti più cari un simile traguardo. A fine gara, terminata la cerimonia di premiazione, abbiamo cenato tutti assieme in un clima facilmente immaginabile. La vera impresa”, svela ridendo Abate, che oltre a giocare è impiegato presso l’azienda Amadori, “è stata quella di riuscire ad alzarmi alle sei per andare a lavorare, ma è un sacrificio che ho fatto più che volentieri, così come mi hanno fatto immenso piacere i tanti msg ricevuti da amici ed ex compagni di squadra”.
Il più bello? “Nessuno in particolare, nel senso che li ho graditi tutti e ringrazio quanti hanno avuto un pensiero per me in questa occasione così speciale. A tal proposito”, conclude Gigi Abate, “ci terrei a fare qualche dedica. Innanzitutto alla mia famiglia, e subito dopo ai preparatori dei portieri Adamo De Santis e Davide Castellani, ed ai miei due compagni di ruolo Vittorio Di Giuseppe ed Alessandro Camaioni. Questa Coppa è anche merito loro, oltre che ovviamente di tutti gli altri tesserati della Torrese”.Tra i quali figura anche il già citato Lino Petronio (nella foto). Uno che di partite del genere ne ha vissute tante, e non sempre col lieto fine. “Diciamo che mi sono preso una bella rivincita”, sottolinea il 35enne centrocampista giallorosso, “rispetto ad una situazione analoga terminata, però, in maniera diametralmente opposta. Mi riferisco cioè ad una finale disputata, e persa, contro l’Avezzano, quando vestivo la maglia del San Nicolò. Ricordo la delusione del momento, dato che, almeno secondo noi, non meritavamo la sconfitta, per cui posso ben comprendere lo stato d’animo dei ragazzi del Castelnuovo. Che in effetti ce l’hanno messa tutta per batterci, e confermare magari i pronostici della vigilia. Credo comunque che sia stata una finale intensa e tutto sommato equilibrata. Magari loro hanno creato più di noi sotto rete, ma siamo stati sempre bravi a reagire, soprattutto dopo lo svantaggio iniziale, per poi dimostrarci più freddi di loro dal dischetto”.
Il tuo, tra l’altro, è stato proprio quello decisivo: “Grazie alla precedente parata di Gigi (Abate, ndc) e dei quattro compagni che mi avevano preceduto, trasformando i rispettivi rigori. Ma è stata”, tiene a specificare Petronio, “davvero la vittoria di tutti: del mister, della società, dei tifosi che ci hanno incitato dagli spalti, e della squadra, intesa come gruppo, sempre compatto e determinato. Quest’anno, soprattutto all’inizio, abbiamo avuto qualche difficoltà, sul piano dei risultati, e questo ci è costato diversi punti per strada, specie con le medio-piccole, ma adesso siamo più che mai consapevoli della nostra forza ed intendiamo sfruttare l’entusiasmo generato da questo successo per disputare un finale di stagione altrettanto esaltante”.
L’ultimo pensiero di Lino Petronio, con un gesto che ne inquadra alla perfezione la caratura, va di nuovo agli sconfitti: “Da teramano ormai acquisito, auguro al Castelnuovo, che peraltro è già a buon punto, di vincere il campionato, perché ha dimostrato di essere una squadra davvero forte e chissà che alla fine di tutto, non si possa essere in due a far festa…”.
Un augurio evidentemente legato al percorso che attende ora la Torrese, automaticamente qualificata alla fase nazionale della Coppa Italia, vincendo la quale approderebbe appunto in serie D.