Impegnato (almeno fino alle ulteriori restrizioni decise dal Governo) tra il bar di famiglia e le incombenze domestiche, l’allenatore della Torrese Remigio Cristofari (nella foto), così descrive le sue giornate attuali: “Si va avanti, cercando di pensare positivo e di non far pesare sul resto della famiglia, e soprattutto su mio figlio, ancora adolescente, quanto sta accadendo”.
Quanto alla squadra, impegnata peraltro sul doppio fronte campionato (che la vede al momento terza, in piena zona play-off) e Coppa Italia (prossima avversaria, nei quarti di finale, del Monterotondo Scalo, avendo eliminato agli ottavi il Tre Pini Matese), ecco come ci si è organizzati in casa giallorossa. “Ai ragazzi”, spiega lo stesso Cristofari, “e d’intesa con i miei collaboratori, avevo consegnato un programma che prevedeva, nei limiti del possibile ed in piena osservanza con le attuali disposizioni, quattro sedute settimanali di allenamento. Due basate sul fondo e due sulla corsa, lasciandoli poi liberi il giovedì e nel week-end. Adesso anche questo è venuto meno per cui si vive un po’ alla giornata, in attesa di sviluppi ulteriori, fermo restando che ai ragazzi abbiamo consigliato di attenersi alle linee guida, da svolgere ovviamente in forma privata e nei limiti del consentito”.
Senza dimenticare la Coppa… “Ovviamente. Ed il fatto di dover affrontare due competizioni, pur essendo motivo di orgoglio e di grande soddisfazione, rappresenta paradossalmente un problema di non proprio conto. Soprattutto rispetto al resto delle squadre di Eccellenza, impegnate solo in campionato.
Purtroppo la situazione è questa e dobbiamo cercare di ovviare al meglio, sperando di risentirne il meno possibile, visto che, almeno in Coppa Italia, anche il nostro avversario dovrà affrontare le medesime difficoltà. Con la società ci siamo dati appuntamento a sabato pomeriggio per un punto della situazione. Altro, del resto, non si può fare.
Personalmente”, confessa in chiusura mister Cristofari, “sto vivendo male l’intera situazione, dato che mi manca la quotidianità del lavoro sul campo. Stare a casa infatti, mi pesa parecchio, specie in considerazione del buon momento generale che la squadra stava attraversando, in entrambe le competizioni. Unica nota lieta di questo periodo di sosta forzata è che potrò recuperare i vari acciaccati potendo così disporre, alla ripresa delle ostilità, con l’organico al completo, o quasi. E poi, mi consola il fatto di avere un po’ più di tempo da dedicare alla famiglia, anche se avrei preferito poterlo fare per motivi totalmente diversi da quelli attuali”.
Stefano De Cristofaro