La macchina del tempo di ACD ci riporta al 1996/1997. Il nuovo anno della rubrica “Amarcord” si apre rispolverando l’album di una delle più grandi squadre viste nel dilettantismo regionale e interregionale del ventesimo secolo e che ancora oggi è un esempio per molti. Il Luco Dei Marsi di Piero Di Paolo fu protagonista di una splendida Eccellenza, vinta con appena due lunghezze di margine sul Celano, e di una Coppa Italia regionale vinta e che ha aperto le porte della fase nazionale dove solo il fortissimo Noicattaro ha saputo prevalere sui marsicani.
76 i punti raccolti in campionato dal Luco, con appena 4 ko e ben 63 gol segnati. Il successo in Coppa Italia arrivò nella storica finale con il Penne, decisa da uno scatenato Sante Occhiuzzi. Delli Rocili, Cucinelli, Landolfo e Bastianelli sono solo alcuni dei nomi che nessun tifoso biancazzurro potrà mai dimenticare nell’anno dei record e del ritorno in D.
A rievocare quella cavalcata, lo stesso Sante Occhiuzzi, un emblema del calcio marsicano per una carriera onorata anche dalla LND nel 2019, con il riconoscimento per quella che, a tale data, era la trentaquattresima annata consecutiva in campo.
Quell’Eccellenza
«L’anno prima retrocedemmo dopo diversi anni di Serie D e fu un brutto colpo, però la società fu molto forte e cercò subito di allestire una squadra all’altezza. Non era una Eccellenza che chiedeva fuori quota così giovani come oggi e noi eravamo competitivi, tanto che facemmo 9 vittorie consecutive in un girone dal livello altissimo, non esagero se dico che si avvicinava molto a una Serie D. C’erano squadre blasonate come Lanciano, Penne, lo stesso Lauretum che fece un cammino incredibile. Per Luco, già salvarsi in D valeva come una vittoria di campionato, figurarsi quando il successo arrivava davvero, è l’annata che ricordo più di tutte per ciò che mi ha trasmesso».
Il duello a distanza con il Celano
«Fu un testa a testa incredibile. Tutte e due meritavano il salto di categoria, ricordo che fu fatto un ricorso dal Luco dopo la partita tra Pianella e Celano e loro vennero penalizzati, essendo privati di quella vittoria che gli avrebbe di fatto dato il primo posto. Noi saremmo saliti lo stesso, perché parallelamente facemmo un gran cammino in Coppa Italia, vincendo quella regionale e arrivando in semifinale in quella Nazionale. Poiché qui 3 delle 4 semifinaliste, eccetto noi, erano già vincitrici del proprio campionato, la promozione ci spettava di diritto, ma vincere quel campionato fu splendido».
La chiave del successo
«Quando si vince si mette in risalto il gruppo. Noi azzeccammo una serie di combinazioni. Un esempio è il tandem offensivo che formavo con Delli Rocili: entrambi non giganteschi, ma lui chiuse con 30 gol e io con una decina e avevamo una rosa ben assortita. Il dinamismo del centrocampo, con i vari Carucci, Landolfo e così via, la forza della difesa, la spinta offensiva, ci diedero quel trionfo».
Luco, i tifosi e il calcio
«C’era un feeling particolare, eravamo seguitissimi. Un paesino così piccolo è arrivato laddove città ben più grandi e con squadre più blasonate non sono mai state, basta pensare questo. Avevamo la maggior parte dei cittadini che ci venivano dietro, ma è la storia che ci ricorda il calore della piazza. In un campionato da metà classifica, ci sono sempre e comunque 300-400 tifosi al campo, figurarsi quando si vola. Il rapporto era bellissimo, io non ero un grande bomber, però facevo il mio e ho sempre nel cuore il fatto di non essere mai stato messo in discussione dai sostenitori».
La finale di Coppa Italia
«Prima della partita con il Penne, c’era un po’ di preoccupazione. Il nostro portiere, Bastianelli, con trascorsi anche alla Roma, fu chiamato a fare il Vigile del fuoco in quelle settimane e non poteva tirarsi indietro. Al suo posto, avevamo Di Terlizzi, che oggi tutti ben conoscono nel futsal. Lui non aveva mai giocato e sicuramente fu strano, ma fece vedere grandi cose e poi mi ricordo quella mia doppietta, una soddisfazione enorme. Ho in mente ancora gli abbracci finali e quella foto con la Coppa sul campo, la conservo gelosamente».
Altre tappe
«C’è una partita in particolar modo che ho in mente. Guarda caso, ancora contro il Penne, ma in casa in campionato. Il campo era del tutto impraticabile quella domenica, non riuscivamo a giocare, non riuscivamo a sfruttare le nostre caratteristiche. Al 92’, come nella migliore delle storie, mi inventai un gran gol. Ricordo che per esultare, imitai quella storica celebrazione di Michel Platini nella finale di Intercontinentale dell’85, sdraiandomi su un fianco, e tutti mi saltarono addosso».
Semifinale di Coppa Italia nazionale
«Facemmo un qualcosa di incredibile, sono risultati difficili da raggiungere per chiunque tutt’oggi. Ricordo che andammo a giocare a Noicattaro, vicino Trani e noi dormimmo proprio a Trani. Arrivammo e c’era un sole splendente, il giorno dopo, senza che avesse piovuto, in campo trovammo una fanghiglia che ci spiazzò tutti. Ci venne il dubbio che fu fatto apposta, viste le caratteristiche di spinta del sottoscritto e di Delli Rocili. Un siparietto che fa sorridere, ma se penso al fatto che era mercoledì e c’erano 5.000 persone, mi vengono i brividi».
Compagni di viaggio
«La squadra era costruita dal vecchio gruppo del Luco, rimasto anche in Eccellenza, con ad esempio Francesco Salucci, poi team manager del Genoa. Poi c’era Landolfo, con cui legai molto. C’erano grandi ragazzi, che poi si sono affermati, penso ad Ottavio Danese, diventato il miglior centrocampista della categoria dopo il sottoscritto (ridendo, ndr). Con mister Di Paolo c’era un ottimo rapporto, anche perché lo zoccolo duro della squadra veniva da diversi anni di militanza insieme a lui. Ci fu la fortuna di amalgamare un bel gruppo. Ricordo anche Salucci, che si inserì al meglio, era uno di quelli che scherzava di più con noi».
Nicolas Maranca