Un salto indietro nel tempo per ACD, che apre ancora una volta l’album dei ricordi e torna alla stagione 2009/2010. Nel campionato di Promozione, il girone A vide il trionfo del Martinsicuro, mentre il girone B fu segnato dal duello tra Cupello e Casalincontrada, con i casalesi a trionfare vincendo lo scontro diretto all’ultima giornata dopo una rimonta storica, partendo da uno svantaggio di 15 punti a gennaio.
Fu proprio il 2 maggio la data simbolo, con il Casalincontrada che vinse 2-0 (gol di Bonelli e Lalli) e che passò in Eccellenza. 66 punti raccolti, con ben 68 gol segnati a farne il miglior attacco del girone. Non poteva essere da meno con un reparto offensivo composto proprio da Giampiero Lalli e Manuel Tacchi, e non solo. Nell’organico comparivano elementi quali Emanuele Bonelli, Lorenzo Di Giorgio, Francesco Marchetti, Tommaso Polidoro, Massimo Vespucci e non solo.
A raccontare quell’annata, Moreno Miccoli, allora DS del Casalincontrada e tra i principali artefici di quel trionfo.
«In quegli anni, seppur rappresentasse una piccola realtà, nel calcio dilettantistico il Casalincontrada si faceva sentire e notare, aveva una sua parte. Erano già un paio di anni che si cercava il salto in Eccellenza, un paio di spareggi andarono male e quell’anno ci togliemmo una grande gioia. Partivamo con la voglia di vincere, ma a dicembre ci ritrovammo con un distacco importante dal Cupello, che era la prima della classe. Lì iniziò una rimonta pazzesca, facendo rientrare giocatori che erano andati via in estate forse con troppa facilità e lavorammo su tutti i fronti, dentro e fuori dal campo, in modo perfetto. Recuperammo tutto il gap e, all’ultima di campionato, vincendo lo scontro diretto ci prendemmo l’Eccellenza. Diciamo che quella promozione arrivò nell’anno in cui nessuno se l’aspettava».
La Promozione, quella Promozione
«Recenti esperienze in Promozione, mi portano a paragonare il livello attuale con quello passato e devo ammettere che c’è una sostanziale differenza, non sembrano neppure lo stesso campionato se accostati. Devo constatare, seppur siano passati solo 10 anni, che il livello dilettantistico è sceso in modo netto. Ogni domenica andavo in panchina, vicino al mister, e in quella posizione si notava ancor di più che in ogni squadra c’erano quei 5 o 6 giocatori che erano davvero troppo forti per la Promozione e, automaticamente, il profilo del girone si alzava, la competitività era elevata. Anche gli stessi fuoriquota erano oltre ogni aspettativa, si pensi che uno degli under del Cupello era Della Penna, ciò rende l’idea. Tutto un altro calcio».
La svolta
«Ci sono stati degli innesti, dei ritorni, di ragazzi inizialmente mandati via troppo facilmente. Lalli è un esempio, è stato un uomo spogliatoio. Poi il calcio sa dare dei segnali, lui segnò il gol che chiuse la partita e quell’anno fu protagonista. Ci fu anche Francesco Marchetti, allontanato in estate e poi di rientro a dicembre. Lo stesso Salvatore Pasquini. Parliamo di atleti che a Casalincontrada erano l’anima dello spogliatoio e sono stati loro a darci quel qualcosa in più, quella mentalità, quella compattezza. Chi fece la differenza fu Manuel Tacchi. Lui partì un po’ in sordina e a dicembre qualcuno già lo vedeva lontano, io mi imposi, anche perché l’idea di mettere insieme lui e Lalli era pazzesca e dava stimoli. Secondo me potevano coesistere benissimo e ebbi ragione. Normale, poi, ripeto, che la spinta definitiva arrivò da chi già ben conosceva il nostro ambiente».
DS all’opera
«A Casalincontrada era un piacere lavorare. Era il fiore all’occhiello d’Abruzzo e mi rendevo conto, girando di campo in campo, che c’era una struttura solida e ben costruita che non aveva nulla da invidiare a piazze più grandi. Avevamo organizzazione, strutture fisiche, personale. Ricordo che vicino al campo avevamo una palestra attrezzata per il recupero dei calciatori, ma che ci permetteva anche di allenarci in condizioni atmosferiche proibitive. Non sembrava la Promozione. Tutte le difficoltà che potevo incontrare erano mitigate dal fatto che avevo alle spalle una struttura importante, persone che svolgevano il proprio ruolo nel migliore dei modi».
Tappe
«Qualcosa è successo, in positivo, quando giocammo in casa contro il San Salvo. Accadde che la gara fu sospesa per maltempo e a noi mancavano tanti ragazzi mentre loro erano in forma smagliante. Si recuperò in un turno infrasettimanale, in cui noi recuperammo qualche indisponibile e loro avevano un roster di spessore. Finì 2-2, in 90 minuti tiratissimi, con noi che agguantammo il pari nella parte finale della gara. Successe che il San Salvo sbagliò a fare un cambio con il discorso fuoriquota, me ne accorsi subito. Poi noi facemmo ricorso e vincemmo la partita. Sono dei segnali che ti fanno capire che può andare tutto in un certo modo. Da lì scattò una molla, non ci fermammo più».
2 maggio, la storia delle storie
«Quel giorno, a livello calcistico, è stato il più bello della mia vita. Ripenso alla settimana che fece da introduzione alla gara col Cupello. Abito a Casalincontrada e respiravo un clima pazzesco, c’era tensione e voglia di vincere, lo notavo ovunque, in qualunque via, in qualunque locale. Mi ricordo tutti i preparativi, c’era un clima talmente caldo che facevamo fatica a mantenere alta la concentrazione dei ragazzi. Molti di loro venivano da fuori eppure divennero un tutt’uno con la cittadinanza, erano sempre al centro dell’attenzione. Quella domenica fu spettacolare, a fine gara mi sedetti in panchina solo per vedere la scena: tutto il paese scese al campo, fu una festa incredibile e che tutt’ora mi mette i brividi. Fu una gara corretta e anche gli avversari avevano un gran seguito, mi ha fatto piacere che poi anche loro, dopo lo spareggio, hanno potuto festeggiare, lo meritavano. Fu un duello nel segno della massima correttezza. Per un dilettante, che fa sport per pura passione, sono gioie uniche. Torni a casa soddisfatto del lavoro svolto».
Il rapporto società-squadra
«Vincere è sempre difficile. Eppure tutto era più semplice grazie al lavoro di chi stava dietro le quinte. Il Presidente Zappacosta non ha mai fatto mancare nulla alla squadra e allo staff, ma anche il resto della dirigenza ha dimostrato professionalità, passione, capacità. Anche nei momenti di difficoltà, nessuno ha mai fatto un passo indietro. Venivamo da due spareggi persi, l’ultimo contro la Rosetana al 95’. Chiunque si sarebbe fatto da parte, invece quel gruppo decise di ripartire con nuove ambizioni, con qualche novità, con entusiasmo. Per cementificare il rapporto squadra-società, ogni settimana cenavamo insieme almeno una volta come si fa nel dilettantismo vero, formammo un gruppo unico e compatto, davvero straordinario».
Nicolas Maranca