Ai box anche le squadre di Prima Categoria, costrette allo stop dei campionati dall’emergenza sanitaria dilagante e dal Dpcm governativo. In attesa di nuove notizie circa un’eventuale ripartenza, i protagonisti del calcio dilettantistico abruzzese si interrogano sul momento attuale e sul futuro del movimento. Ai nostri microfoni ha analizzato la situazione il presidente dell’Alanno, Giampiero Marchionne.
La sua squadra, inserita nel girone E di Prima Categoria, prima del blocco aveva disputato solo due partite nella competizione raccogliendo un pareggio interno (2-2 con il Popoli) e una sconfitta esterna sul campo del Rapino (2-1).
La stagione dell’Alanno prima dello stop
«Preparare le partite prima dello stop è stato quasi impossibile, in primis a livello societario molti dirigenti hanno rinunciato a seguire la squadra per paura di essere contagiati o di riportare il virus a casa. Stesso problema per alcuni ragazzi che hanno rifiutato di iniziare la stagione calcistica e altri privi di paura e preoccupazione davano spazio a spensieratezza e divertimento. Il calcio è uno sport di contatto dove l’eventualità di contrarre il virus sarebbe stata molto facile ed elevata, nonostante gli accorgimenti e i protocolli rispettati, ma visto i tantissimi asintomatici presenti tra i giovani sono molto sollevato della sospensione del campionato».
Un presente difficile
«Per la situazione d’emergenza attuale nel calcio bisogna essere consapevoli che si sta attraversando un problema sanitario di portata storica» sostiene Marchionne «quindi è ovvio che ci deve essere una sostanziale differenza tra dilettantismo, dove è difficile controllare la vita privata dei ragazzi e dove gli interessi sono marginali, e il professionismo, dove sono super controllati e gli interessi sono talmente tanti che difficile che ci si possa fermare. Per gli allenamenti i ragazzi stanno facendo qualcosa di atletica a casa, ma è difficile pensare al calcio e allontanarsi alla situazione attuale. In molti hanno veramente paura di contagiarsi o riportare il virus a casa. Sullo stop al calcio giovanile, invece, credo che la decisione è stata sofferta ma giusta, la facilità di contagio purtroppo può essere particolarmente pericolosa per i famigliari più esposti al rischio».
Il futuro del calcio dilettantistico
E ora, in mezzo a tutti questi stop, quali potranno essere le sorti del calcio dilettantistico? Ci saranno aiuti economici alle società? «Il futuro del nostro calcio lo vedo molto complicato, soprattutto perché già era un settore in crisi prima della pandemia. Tante cose devono cambiare, a partire dalla Federazione fino alla gestione dei rimborsi dei calciatori per la sopravvivenza delle società. Per gli aiuti alle società dilettantistiche ovviamente ci si spera, anche perché in un periodo di forte crisi economica è difficile recuperare risorse dagli sponsor. Ovviamente siamo consapevoli che le priorità dello Stato sono verso altri settori, anche se il calcio ha un ruolo molto importante a livello sociale soprattutto per i giovani. Le categorie di lavoratori in crisi però hanno la precedenza».